di Salvo Barbagallo
I mass media sono quelli che, alla fine, determinano un “evento”: dall’economia alla cronaca quotidiana. Volenti o nolenti, i mass media influenzano un po’ tutti, e dalla “percezione” che ogni individuo ha della realtà si viene a creare il “caso”. Lo scorso anno il tema principale che ha letteralmente invaso quotidiani e televisioni è stato quello dei migranti/profughi che sbarcavano sulle coste della Sicilia, o venivano salvati dalle navi militari delle varie missioni umanitarie. Un tema che ha avuto consequenziali ricadute sulla politica, e in merito basti ricordare gli scontri fra il premier italiano Matteo Renzi e la tedesca Angela Merkel. Un tema che sembra essersi esaurito qualche mese prima della conclusione del 2015, per poi non essere più ripreso con la stessa “visibilità” che era stata data nei mesi precedenti. Gli sbarchi, però, continuano, i salvataggi nelle acque del Mediterraneo continuano, così come aumenta il numero delle vittime che finiscono in fondo agli abissi. Strano cosa il meccanismo che regola i mass media: in un certo momento storico propone un “tipo” di vicenda umana che finisce con il sovrastare altre questioni importanti, in un altro momento alla ribalta vengono argomenti di tutt’altra natura. Ora come ora, in Italia i migranti/profughi è come se non ci fossero: non “fanno notizia”. E in tal modo sono passati nel dimenticatoio gli scandali che hanno toccato i centri di accoglienza, ignorando anche il loro iter giudiziario. Ne godono, ovviamente, quei politici che, in un modo o in un altro, sono interessati in indagini investigative, indagini che sembrano non avere la parola “fine” nel loro sviluppo.
Lo stesso discorso riguarda anche il terrorismo jihadista: superato il primo impatto del raccapriccio per le stragi in casa nostra (in Europa, cioè), c’è quasi indifferenza per quanto continua ad accadere nei Paesi vicini. Così importa a pochi che l’Austria chiuda le sue frontiere Schengen, o che da qualche altra parte dell’Europa si creino barriere di filo spinato, o in altri territori si verifichino fatti eclatanti come quelli di Colonia. L’Italia e la Sicilia restano fuori da questo contesto, seppure protagonisti in altri contesti che affondano le radici nella stessa problematica. Basti notare i “preparativi” militari nelle basi siciliane, da Trapani a Sigonella, nella previsione di operazioni da effettuare il Libia non solo per “aiutare” quel Paese in una sua presunta ripresa di vita civile, ma soprattutto per salvaguardare gli interessi nazionali per le fonti energetiche.
E fuori dall’attenzione dei mass media restano le vicende legate alla funzionalità del MUOS di Niscemi, quasi sicuramente in attività da mesi visto che le “antenne” dell’impianto di comunicazione satellitare statunitense si muovono giorno e notte. Ciò che accade in Sicilia è ignoto agli stessi Siciliani, non sappiamo quanto possa essere a conoscenza da chi governa l’Isola considerato che dai Palazzi di Palermo in merito non si è mai avuta alcuna comunicazione.
Tante cose che dovrebbero apparire in primo piano sui mass media, dunque, si disperdono: il tutto, ovviamente, in nome di una “informazione” che di “globale” ha ben poco e di “nazionale” o di “locale” ancora meno.